ARTHUR’S PAGE

Ad un Grande Amico con infinito amore,
ad un Grande Cane con riconoscenza.

 

La prima volta che ti ho visto avevi poco più di due mesi. Correva il lontano giugno del 1993 ma io ricordo quel giorno come fosse stato ieri.
Eri un piccolo e arruffato demonietto nero, diffidente e molto furbo. Vivevi con tua sorella randagio su quell’isola da quando eri nato. Rimasto orfano molto presto avevi dovuto imparare ad arrangiarti come potevi e ti occupavi anche della tua sorellina che non era sveglia quanto te.
Io non avevo mai avuto un cane veramente mio e soprattutto non avevo mai avuto un vero amico.
Quando ho iniziato a portarti del cibo non avrei mai lontanamente immaginato che insieme avremo condiviso tanto.
Sono passati almeno una decina di giorni prima che tu ti fidassi di me, nonostante io passassi tutto il tempo possibile a tentare di avvicinarti.
Quando ho potuto toccarti la prima volta, non so dirti quanto fossi felice! Tu e tua sorella siete diventati le mie due ombre, ovunque andassi voi eravate con me.
Purtroppo una brutta malattia si è portata via tua sorella che ancora non aveva tre mesi ed io non ho potuto farci nulla. Quanta tristezza e quanto dolore abbiamo condiviso quel giorno, seppellendola.
Ma eravamo insieme ed io e te insieme potevamo affrontare qualunque cosa.
Quando si è bambini il tempo passa più lentamente ma è comunque inesorabile il suo trascorrere ed era arrivato per me il momento di partire. Non so dirti cosa sarei stata disposta a fare per non andarmene e cosa per poterti portare via con me… ma quando si è bambini non si ha il potere di decidere della propria vita e nemmeno di quella degli altri, così io sono dovuta partire, mio malgrado, mentre tu, ancora cucciolo, sei rimasto solo su quell’isola semi deserta.
I nove mesi succesivi alla nostra separazione sono stati tra i più terribili che io ricordi. L’aver trovato un amico per poi avrelo abbandonato era per me una cosa tragica. Non sapere cosa stessi facendo, se tu fossi ancora vivo e se tu stessi trovando del cibo e dell’acqua erano pensieri che tediavano le mie giornate continuamente.
Anche di notte il mio pensiero andava spesso a te: sognavo di aprire la porta di casa la mattina per andare a scuola e trovarti là fuori ad aspettarmi. Mi dicevo che se Lassie era tornata a casa dalla Scozia forse anche tu avresti potuto arrivare dalla Sicilia fino a Venezia.
Nove mesi così lunghi… ma quando finalmente è arrivato il giorno di tornare all’isola la trepidazione era tale che ogni angoscia sembrava svanita.
Svanita in fretta e subito ritrovata quando, giunta all’isola, non ti ho trovato. Alcuni erano sicuri che tu fossi morto ma io sentivo che non era così.
Ho aspettato tre lunghi giorni prima di incontrarti.
Poi ti ho visto. Da lontano ma ti ho subito riconosciuto. Ti ho chiamato e tu ti sei voltato e finalmente i nostri occhi si sono reincontrati. Non so chi dei due abbia pianto più sonoramente so soltanto che quell’abbraccio, atteso per nove lunghi mesi, è durato a lungo.
Tu eri diventato grande. Ora sapevi badare a te stesso con una destrezza ed una furbizia da adulto. Eri, se possibile, ancora più bello. Nonostante l’aspetto trasandato, i tuoi ochhi brillavano di voglia di vivere. La tua sagacia e la tua intraprendenza mi colpivano sempre. Eri il mio amico speciale.
Il destino, così come gli uomini spesso, è crudele e dopo altri tre mesi di gioia è tornato l’oblio del dolore e della separazione.
A volte bisognerebbe che gli adulti cercassero di ricordare quando erano bambini perché la vita ci indurisce troppo spesso e quando si dievnta grandi non si riesce più ad aprire il proprio cuore al sorriso di un bambino ed allo scodinzolio di un cane.
Cani e bambini sono fatti per crescere insieme e dividirli è una crudeltà, gratuita e priva di senso.
Ma dal cielo qualcuno aveva disegnato che saremo stati insieme e quando sono tornata per la seconda volta nell’estate del 1995 tu eri ancora là ad aspettarmi!
Questa volta però non più cresciuto ma solamente sfinito dalla malattia. La leishmaniosi ti aveva colpito senza curarsi del fatto che io non avrei potuto vivere senza di te.
Forse a causa della tua grave malattia o forse perché a volte un raggio di sole penetra anche dove il buio è più profondo, alla fine dell’estate del 1995 si è compiuto il miracolo.
Io e te siamo tornati a casa insieme.
Finalmente uniti, abbiamo affrontato la tua malattia e, sebbene non abbiamo potuto sconfiggerla, ci è stato dato di tenerla a bada per cinque anni.
Questo il tempo che ci è stato concesso insieme su questa terra, amico mio. Cinque splendidi anni insieme.
Fatti di lunghe passeggiate, di infiniti discorsi, di mille racconti e sogni, fatti soprattutto di un immenso, infinito ed ineguagliabile AMORE.
Io ero innamorata di te e tu di me. C’era tra di noi un’intesa, una capacità di capire gli stati d’animo l’uno dell’altra che ci ha resi un’unica anima scissa in due corpi.
Amico mio, sono passati già otto anni da quando mi hai lasciata sola. In questi otto anni sono successe tante cose. Ho amato, ho odiato, mi sono rattristata e sono stata allegra.
Ma posso garantirti, senza timore di mentire, che non passa giorno senza che io pensi a te.
Non c’è un’alba o un tramonto, non una passeggiata al mare o in montagna, non c’è una luna che io non guardi pensando a dove tu sia ora e a quanto tu mi manchi.
Le noste corse, i nostri giochi, in nostro addormentarci sempre abbracciati e sveglarci così come ci eravamo addormentati stretti stretti e vicini vicini sono tutti qui racchiusi nel mio cuore.
Quello che sono oggi, il modo in cui mi relaziono con gli altri ed il mio modo di amare sono tutte cose che mi hai insegnato tu.
Sei arrivato in un momento difficile e mi hai aiutata a diventare grande, ad essere una persona capace di amare e di sognare.
Non ho dimenticato sai il nostro sogno: andare sulle Highlands e vedere l’oceano.
A volte penso che senza di te non avrebbe senso andarci perché quello era il nostro sogno ed ora che tu non sei più con me non mi sembra che abbia più senso.
Ma poi mi ricordo che non è così, che non è vero.
Tu ci sei, sei sempre con me, in ogni mio gesto, in ogni pensiero, in ogni sguardo che do ai miei cani, in ogni carezza che faccio loro, in ogni corsa ed in ogni gioco.
Tu sei in un posto dal quale nessuna malattia e nessun genitore potranno mai portarti lontano,
tu sei nel mio cuore.
Ciao Arthur, aspettami sotto il ponte, io ci sarò!