Il mio nome è Billy Elliot, o per lo meno lo è diventato dal 31 gennaio 2008.
Non saprei dire se prima di quel giorno qualcuno si fosse mai dato pena di darmene uno.
Quello è stato davvero un bel giorno per me, lo ricordo come fosse ieri. E’ stato il giorno in cui sono andato a casa con la mia mamma Chiara, finalmente. L’ho aspettato per dodici anni, quel giorno.
Sono nato un giorno che non ricordo bene del lontano 1996 e ho trascorso la gran parte della mia vita (dopo essere stato separato dalla mamma e dai fratellini) in un minuscolo box di cemento buio e senza tetto.
Passavo le mie giornate guardando il cielo e sperando che un giorno le cose per me potessero cambiare, che forse avrei potuto avere un amico, che ogni tanto qualcuno si sarebbe ricordato di me e sarebbe venuto a farmi una carezza e che un giorno avrei anche io avuto un posticino caldo dove riposare a pancia piena. Quando sei sempre solo, sotto la pioggia e il vento freddo dell’inverno o senza riparo al caldo sole estivo, le giornate sembrano davvero lunghe e –potete credermi- quei dodici anni lo sono stati.
Poi finalmente, il 31 gennaio del 2008, qualcuno si è accorto di me.
Del cane che fui era rimasto solo un mucchietto di vecchie ossa arrugginite, un po’ di pelo arruffato e due occhi infossati e spenti ma con un minuscolo bagliore ancora vivo che rifletteva il mio pensiero: la speranza è l’ultima a morire.
Quella sera del 31 gennaio sono salito in macchina in braccio a Chiara e ho sentito, per la prima volta da quando avevo lasciato la mamma biologica, il calore di un corpo vicino al mio.
Quando il mio sguardo ha incrociato il suo per alcuni minuti, forse per delle ore, ho creduto di sognare o di essere morto ed essere in viaggio per il paradiso dei cagnolini, un posto bellissimo dove tutti i cani sono sempre felici.
Quando ho capito di essere ancora in questo mondo il mio primo istinto è stato quello di ululare di gioia. Se avessero potuto capire ciò che dicevo, la frase avrebbe suonato più o meno così: “Amicaaaa! Ma dove sei stata? Lo sai…. È una vita che ti aspetto!”
I primi giorni non li ricordo perfettamente perché ero molto malato e quasi incosciente. Ho dovuto subire un intervento che –alla mia età- mi ha ulteriormente debilitato. Ma avevo così voglia di VIVERE per la prima volta che ho superato anche questo. Mi sono rimesso, sono ingrassato (pure troppo!) e, nonostante l’età, ho recuperato forza e vitalità.
Non sono più un ragazzino –è vero!- ma posso dire in tutta sincerità di essere ancora un “signore in gamba”!
Adesso passo le mie giornate a scegliere quale letto, divano o morbida cesta mettermi sotto il sedere per i miei lunghi pisolini. Mangio tutti i giorni e faccio delle splendide e lunghe passeggiate e –perché no- anche delle belle corse per quanto le mie articolazioni arrugginite mi permettono: amo moltissimo andare a caccia e –appena riesco- me la svigno per qualche solitaria battuta.
Non sono mai solo perché condivido la mia nuova casa con altri otto fratelli con cui vado molto d’accordo.
Ma la cosa più bella, quella che più ho desiderato in tanti anni di solitudine, è che ho delle persone che mi amano, mi coccolano, mi curano e mi riempiono di attenzioni.
Adesso, quando mi ricapita di fermarmi un momento a fissare i cielo, ringrazio per ciò che ho e prego perché tutti i cani che soffrono possano trovare prima o poi qualcuno che li ami come meritano!
|